Permuta di beni strumentali

La permuta di beni strumentali è una pratica diffusa tra le imprese.

Facciamo un esempio: l’impresa XY necessita di una stampante laser professionale mentre l’azienda XX necessita di entrare in possesso di un tornio professionale.

Le due aziende entrano in contatto e decidono di permutare un bene con l’altro.

Ciò ha il doppio vantaggio di poter da un lato ottenere senza esborso di denaro o con l’aggiunta di un modico conguaglio il bene strumentale necessario alla propria attività aziendale e dall’altro può verificarsi il caso di ottenere un vantaggio fiscale in quei casi in cui non si generi plusvalenza nella permuta dei beni.

Cosa significa non generare una plusvalenza:

Se il corrispettivo del bene/i ceduto/i è costituito esclusivamente da beni ammortizzabili e se i beni ricevuti in cambio sono iscritti in bilancio allo stesso valore al quale sono iscritti i beni ceduti, ecco che non si crea la plusvalenza.

 

Semplificando: se i beni che le imprese decidono di permutare presentano in bilancio il medesimo valore ecco che – non creandosi appunto la regola della plusvalenza – non si dovrà poi pagare al fisco la maggior capacità contributiva che si dovrebbe in considerazione del maggior valore dei beni acquisiti.

 

Per il resto – contratto di permuta, regole sul pagamento di eventuali atti per il trasferimento della proprietà dei beni – si rimanda agli articoli del Codice Civile (dal 1552 al 1555) e alle regole dettate dall’Agenzia delle Entrate sulle imposte di registro.